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CULTURA 17-05-2001

CAUTO ELOGIO DELLA FOLLIA

un dialogo filosofico su "micromega"

massimo cacciari

Caro Direttore, nei giorni della campagna elettorale mi capitò di incontrare il mio vecchio amico Tychiades. Il dialoghetto che ne sortì mi parve allora troppo leggero per sottoporlo alla Sua attenzione - e pochissimo atto a suscitare impegno e speranze. Ma a rileggerlo ora, consumato l'inevitabile epilogo di un calvario di colpe e omissioni, credo possa fornire all'Ulivo qualche motivo di riflessione. Tychiades cercava, in fondo, di spiegarmi come il segreto del successo del Cavaliere consista nella sua lunga frequentazione con uno di quei classici del pensiero occidentale, che (come si legge nell'Apologia-fotoromanzo) nutrono le sue vacanze alle Bermuda con gli amici di sempre (Previti, Dell'Utri eccetera); mi riferisco alla Stulticiae laus di Erasmo da Rotterdam. Ma quali discorsi, quali programmi, quali argomentazioni hanno mai convinto chicchessia nella vita sociale? Perfino Minosse e Numa, dice la Follia, hanno governato con invenzioni fantastiche stultam multitudinem!. La grande, eterna, invincibile Follia - colei che fa scegliere il candidato (proprio così lo chiama Erasmo), che lusinga il popolo, ne compra il favore, va a caccia dell'applauso, si compiace delle acclamazioni, si innalza come una statua di bronzo nelle piazze principali - è la Follia che partorisce le città, forma gli imperi, le magistrature, i tribunali. Chi non la conosce e ossequia - destinato alla sconfitta. (...) Ma ora conta soltanto la vittoria del Riso del Cavaliere. Tychiades ci invita ad affrontarlo con la massima serietà - e cioè con l'ironia più aspra e mordace. Per carità, non affrontiamo la Follia ancora una volta vittoriosa con lamenti funebri, cilici e cenere sul capo. Facciamone invece un bell'elogio, come quello di Erasmo! (...) Dialoghetto su politica e noia Filopolis Non oso sperare, caro amico, che sia qui per aiutarmi in queste ultime giornate di campagna. Ma quale curiosità la spinge di nuovo ad osservare le nostre miserie? Tychiades L'animale politico che è in me, temo. E che certe particolarità, certi aspetti della lotta che vi impegna hanno risvegliato. Credo se ne sottovalutino novità e importanza. Filopolis In realtà mi pare che tutti ne parlino. Comunque la si giri, è davvero difficile sottovalutare la novità di una coalizione che va dal più scatenato neo-liberismo agli eredi mai pentiti delle correnti sociali del fascismo, da relitti craxiani a neo-integralisti cattolici, dai valori universali che questi, bene o male, proclamano ai micro-nazionalismi inventati dalla Lega. Per non parlare di quell'altra anomalia del cosiddetto conflitto d'interesse - che in realtà significa l'assoluta opacità di tutti gli affari del Cavaliere, situazione che gli avrebbe senza ombra di dubbio impedito di concorrere alla carica di sceriffo in qualsiasi borgo oltreoceano. Tychiades Tutto qui? Eppure anche dal suo recente libretto con Gianfranco Bettin (Politica e futuro. Le perdono il titolo - ma non so se il suo Seneca sarà altrettanto benevolo: questa passione per il futuro, dio mio, suona davvero orribile!) si potrebbero ricavare indicazioni più ricche. Anzitutto il fatto che voler definire ideologicamente le componenti della destra (diciamo così, permette?) è assolutamente vano. Essa si definisce esclusivamente per il tipo d'uomo che intende rappresentare. Le posizioni ideologiche cui lei faceva prima riferimento avevano ancora tutte una concezione pedagogica della politica: sulla base della situazione data, degli interessi e dei conflitti presenti, pretendevano possibile educare un tipo d'uomo Filopolis Anche Bossi?! Tychiades Non scherzo affatto - soprattutto Bossi! Guardi gli sforzi, autentici, che ha compiuto per risvegliare la coscienza dei padani, per educarli a vera nazione sulla base di un abbozzo di mitologia addirittura. Non c'è dubbio che Bossi ha attraversato in questi ultimi anni un'esperienza dolorosa di disinganno, di disincanto. E credo che la sua alleanza con Berlusconi ne sia anche il frutto. E' un gesto di rinuncia: ma non capite, ci dice, che ormai ha vinto il Cavaliere, il tipo d'uomo che il Cavaliere è? Con chi battersi contro di lui? (...) Filopolis Avrei due o tre cose per controbattere - ma preferirei che lei, prima, mi spiegasse meglio quali importanti novità si sarebbero manifestate in questo confronto elettorale. Soltanto il fatto che la politica berlusconiana (a differenza di quella delle altre destre europee, almeno per il momento) si presenta esplicitamente come anti-politica? Il suo messaggio è questo: la mia storia è di uno che ha lavorato (imprenditore, operaio, contadino, non importa) - non di un politico; io sono stato costretto a far politica - perché la politica minacciava di rovinarmi; oggi ho una missione da compiere, cari concittadini: liberarvi dalla politica (che è essenzialmente tasse, burocrazia, ostacoli), o limitarla al minimo-minimo (sicurezza). La politica ha oppresso me come voi; io sono stato più fortunato (e più bravo) per resistere ai suoi assalti; ora vi condurrò tutti al riscatto. Tychiades Questa è la forma evidente del messaggio. E' sicuro che non vi sia anche una sua filosoferia più profonda? Possibile che esso non abbia un fondamento più solido, vista la forza con cui si è fatto strada? Possibile che tante difficoltà si incontrino nell'attaccare un discorso così smaccatamente demagogico e qualunquista? Filopolis Le difficoltà stanno nella credibilità di chi dovrebbe attaccarlo, temo - poiché non saprei proprio cogliere uno sforzo programmatico coerente nell'immagine del Cavaliere. Tychiades Quando si libererà dal mito della concretezza dei programmi? E' per l'invincibile fascino di qualche programma che lei ha iniziato a fare politica? O si vota dopo aver calcolato l'effettivo grado di realismo delle promesse elettorali? Filopolis Ma neppure sarà raccomandabile votare sotto l'effetto della droga. Tychiades Caro amico, mi creda: Parole, Frasi, Promesse, così come Programmi - tutto questo armamentario, più o meno demagogico, più o meno nazional-popolare, più o meno ragionevole, è morto e sepolto. Non c'è più nulla al suo interno che possa produrre consistenti effetti. Tantomeno è per il suo uso spregiudicato che il Cavaliere vince - se Tyche vorrà. Anche se può darsi lo pensi. Non mi sembra in grado di comprendere la profondità delle ragioni della sua annunciata vittoria. Filopolis Che vorrà finalmente espormi, spero. (...) Tychiades La politica è diventata noiosa, tremendamente noiosa. Filopolis Mi pare una spiegazione molto divertente, se permette. Tychiades Lei mi delude. No, è una spiegazione filosofica, tremendamente seria. Parlo di noia profonda - non dell'annoiarsi per questo o quel discorso, per questa o quella faccia. Parlo di uno stato d'animo di insopportabile noia che mi pare assalga anche voi nel fare politica in quanto tale. (...) Filopolis Vorrebbe dire che la sinistra annoia e che il Cavaliere diverte? Tychiades Voglio dire che la sinistra non ha assolutamente affrontato il problema. Mentre il Cavaliere (consapevole o inconsapevole, nulla cambia) in qualche modo sì. Come dicevamo, egli abbandona nei fatti il linguaggio della politica - è disperato sulle sue possibilità. Sempre per citare Leopardi nostro, direi, invece, che la sinistra invita, incita ancora ad una sorta di pazienza della noia: sì, lo ammetto, far politica annoia, il nostro linguaggio è noioso, ma abbiate pazienza, non ci sono alternative, è necessario sopportare. L'uomo, invece, può pazientare in tutto, ma non nella noia. Filopolis E non sarebbe noioso il Cavaliere? Tychiades Potrà essere orribile, ma non noioso. Comunque, la sua intenzione è sempre di divertire, nel senso letterale: dis-trarre. Non vede? Racconta la sua storia, malattie e guarigioni, favoleggia sul nostro futuro eccetera. E tutti infatti lo trattate come un caso. Filopolis Dovremmo dunque cercare di divertire anche noi? Aggiungere altre baracche al parco giochi? Tychiades Non ho alcun consiglio, dio me ne guardi! Posso soltanto assicurarla che mai qualcosa di noioso potrà farcela contro anche il più scadente dei divertimenti. Ma forse non ci sono soltanto le vie della distrazione in grado di sconfiggere la noia (...). Filopolis Mi aspettavo di più dalla sua skepsis, un'interrogazione filosofica più radicale. Cercherò di seguire il suo ragionamento, ma per porle qualche domanda ulteriore. Distraendoci, non si affronta la noia, la si fugge. Non ci chiediamo che cosa sia, che cosa la provochi. Cerchiamo soltanto di soffocarla altrove. Ma non si fugge in realtà la noia - fuggiamo da noi stessi. Si fugge la noia fuggendo da ciò che veramente ci mette in questione. E se la affrontassimo, invece, se corrispondessimo alla sua domanda? Non è affatto noioso, mi creda, ritornare in sé e interrogare la noia quando ci assale. Tychiades Ho letto da qualche parte qualcosa di simile. Ma come si tradurrebbe tutto questo, di grazia, in politicis? Filopolis Grosso modo così, penso: sì, la politica è diventata assolutamente noiosa. Ma non fuggiamo via dal problema senza averlo compreso. Vediamo se proprio questo annoiarsi non possa richiamarci a noi stessi. Che cosa appare oggi insopportabilmente noioso? Proprio gli appelli universalistici, le vuote frasi sui Valori, le grandi narrazioni dove questo mio essere-qui scompare. Tutto ciò era dramma, era tragedia, era impegno totalizzante. Ora è noioso. Infinitamente peggio che indifferente. Ma il distrarsi e basta da tale situazione (il vero messaggio del Cavaliere!) non la muta di una virgola! La fuga la lascia per forza assolutamente intatta. Non solo: ma l'appello alla distrazione è altrettanto universale di quello ai Valori divenuto noioso, mortalmente noioso! Nell'universale chiacchiera della distrazione la mia inalienabile individualità è altrettanto perduta che nella noia della politica. Tutti politici, ci volevano - e ora tutti spettatori.

La Repubblica 17/5/2001