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POLITICA 28-05-2001

D’ANTONI: MI HANNO USATO E’ UN VOTO CONTRO BERLUSCONI

ACCUSA AL CENTRODESTRA


ROMA - Dovrebbe essere abbacchiato perchè in due grandi città su tre, Roma e Napoli, Democrazia Europea ha appoggiato i perdenti Tajani e Martusciello. Dovrebbe, ma non è. Sergio D’Antoni, il leader della formazione che non è riuscita a raggiungere il quattro per cento alle elezioni politiche, è invece nello stato d’animo di chi, tutto sommato, stanotte incassa una piccola soddisfazione. Magra, amara, chiamatela come vi pare, ma la incassa. «Il popolo italiano è indiscutibilmente maturo - commenta verso mezzanotte - Ha visto i primi atti, i primi gesti arroganti di Berlusconi e ha voluto bilanciare la vittoria del 13 maggio. E’ un voto contro il governo Berlusconi. Devono stare molto attenti all’arroganza, agli italiani non piace». Che significa un voto "contro il governo"?
«La gente si è accorta che un conto era la campagna elettorale, un conto sono le prime mosse del futuro premier. Sento parlare di scelte impopolari, ma in campagna elettorale Berlusconi diceva "meno tasse per tutti, più soldi ai pensionati". Quelle, mi pare, erano scelte popolari, non detassare la successione dei ricchi. Prevedo anche un crescendo di problemi tra gli alleati».
A proposito di problemi, uno sguardo ai suoi. Primo: l’appoggio di Democrazia Europea non è granchè servito nè a Tajani nè a Martusciello.
«L’appoggio di DE è maturato in un clima molto confuso. Gli elettori di Democrazia Europea sono come gli altri, magari non tutti, alla fine, hanno seguito le indicazioni del partito perchè un po’ sconcertati dalle prime dichiarazioni di Berlusconi. E poi, a Tajani e a Martusciello saranno forse mancati voti che erano arrivati al primo turno».
Oggi si sente isolato? Doveva fare il ministro e invece nella Cdl non l’hanno più voluta.
«Sapevo sin dall’inizio che non avrei avuto sponde politiche. Se l’avessi volute le avrei ottenute prima. Quanto alla questione del ministero, è stata un’invenzione tutta loro».
E perchè la casa delle libertà se la sarebbe inventata?
«Perchè serviva ai loro giochi interni, serviva a non far alzare la voce a qualche alleato. Mi hanno usato. Del resto, lei mi ha intervistato proprio il giorno in cui correvano voci su un mio presunto incarico e io le dissi che non lo cercavo. Loro hanno messo in circolo la voce, loro l’hanno ritirata».
E adesso, che farà?
«Ho avuto un risultato deludente ma apprezzabile. Sono pronto a riaprire i giochi della politica».
Che significa?
«Per ora c’è un vincitore e guai a non rispettare la volontà popolare. Quando esploderanno le contraddizioni con i lavoratori e con gli alleati, vedremo. L’aver usato il mio nome in maniera ignobile la dice lunga sullo stato dei rapporti interni alla casa delle libertà. Vedremo».
Il sindacato si ricompatterà?
«Il sindacato aveva strategie diverse anche prima del voto del 13 maggio. Non dò giudizi, sono un ex e quand’ero segretario mi infastidivo se gli ex parlavano per conto del sindacato, però, certo, se la Cgil si mettesse a capeggiare l’opposizione, certe divaricazioni si accentuerebbero. I sindacati devono giudicare i governi per quel che fanno, non a priori».
E’ interessato ai giochi che si riaprono nel centro-sinistra?
«Sono interessato come chiunque si occupi di politica, ma il mio obiettivo è ricostruire il centro. Non speculo sulle sconfitte altrui per coprire le mie. La vittoria di Veltroni a Roma conferma tutti gli errori che hanno portato il centro sinistra alla sconfitta del 13 maggio».

Il Corriere della Sera 28/5/2001