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POLITICA 29-05-2001

IN GINOCCHIO DA CIAMPI

Silvio Berlusconi fa fare anticamera agli alleati e va al Quirinale. La lista dei ministri è pronta, peccato che (anche ora che Bossi ha piegato la testa) in ogni casella ci sia più di un nome. Così il futuro premier chiede in regalo al capo dello stato di nominare qualche ministro in più. Ovvero di concedergli una deroga alla riforma Bassanini

GIOVANNA PAJETTA

Alla fine il tanto atteso vertice c'è stato. Ma i partecipanti si sono ridotti a due e si sono incontrati, invece che in via del Plebiscito, al Quirinale. Silvio Berlusconi, arrivato a Roma alle 18 e 30, ha infatti deciso di snobbare Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini e di mostrare la sua lista dei ministri direttamente a Carlo Azeglio Ciampi. Procedimento più che corretto, visto che comporre il governo spetta al futuro premier, mentre al capo dello stato spetta l'approvazione finale. E se in realtà il Cavaliere non è ancora nemmeno il "presidente incaricato" poco conta. Il tempo stringe, il nuovo senato si inaugura già domani mattina, e la pressione di amici e alleati si è fatta sempre più insistente. Per una grana che si risolve, infatti, ecco che se ne apre subito un'altra.
Il weekend del Cavaliere si era chiuso bene. Nella cena di sabato sera a Arcore, Umberto Bossi pareva aver ingoiato il rospo, rinunciando a vedere Roberto Maroni seduto alla presidenza della Camera. Anche perché Berlusconi, elencando i tanti motivi per non concedere alla Lega la terza carica della repubblica, aveva parlato della pressione dei suoi. Fino a buttar lì il nome del forzista Giuliano Urbani come sostituto di Maroni. In cambio, il "generoso" Berlusconi, per usare una espressione di Bossi, ha promesso un sacco di briciole. Al Carroccio andrebbe il ministero del Welfare (anche se l'interessato, Maroni, storce il naso), un ministro "junior" da definire e una valanga di sottosegretari o presidenti di commissioni parlamentari. Oltre che, s'intende, un "ministero della devolution", inventato apposta per tenere a palazzo Chigi Umberto Bossi. Ma in realtà la fine del tormentone leghista pare essere riuscita solo ad innescare una nuova mina, che porta il nome di Pierferdinando Casini.
Tra i nomi che hanno sicuramente fatto felice Carlo Azeglio Ciampi, ieri sera, c'è quello di Renato Ruggiero. Anche qui l'altolà di Umberto Bossi è durato lo spazio di un mattino, e l'ex direttore generale del Wto è ormai in pole position per la Farnesina. Ma Casini, per l'appunto, si è imbelvito e, dice lui, potrebbe placarsi solo se gli venisse concessa la presidenza di Montecitorio. Ieri Rocco Buttiglione, il coautore del Biancofiore, è tornato a dichiarare le sue "riserve" su Ruggiero. Non perché speri di bloccare il "ministro di Agnelli", ma per alzare il prezzo di una partita più che complicata. Se Casini ottenesse la Camera infatti, il conto finirebbe per pagarlo Gianfranco Fini. Perché difficilmente Forza Italia potrebbe rinunciare al senato e così Enrico La Loggia prenderebbe il posto del nazional alleato Domenico Fisichella. E si riaprirebbe subito la questione di quali e quanti ministri toccano a An. Come ha sicuramente fatto presente a Berlusconi lo stesso Fini, giunto in via del Plebiscito alle 21 e rimasto a tu per tu con il Cavaliere fino all'arrivo di Casini.
Accompagnato da Altero Matteoli, futuro ministro dell'Ambiente, il presidente dei nazional alleati non ha fatto la voce grossa. Non è il suo stile, e in fondo fin dall'inizio il suo partito ha deciso di giocare più sui cosiddetti ministri "junior" che sui dicasteri di grosso calibro. Gianfranco Fini del resto riceverebbe già in premio il posto di vicepremier unico, e con Matteoli all'Ambiente e Gasparri alle Politiche agricole, Adolfo Urso "junior" agli Esteri e Gianni Alemanno "junior" al Lavoro (ovvero i tre capicorrente di An), il gioco potrebbe essere fatto. O quasi, visto che qualcuno sostiene che le Politiche agricole sono state promesse anche alla Lega. E pestare troppo i piedi al senatur non è una buona idea. Bossi potrebbe continuare a lanciarsi in inedite esternazioni, come ha già fatto ieri sera, chiedendo addirittura a Ciampi di rinviare "almeno di ventiquattro ore, la convocazione del nuovo parlamento". Motivo, la mancata attribuzione dei cosiddetti "seggi fantasma" (la Cassazione si dovrebbe pronunciare oggi) e "la sgradevole impressione di brogli guidati dal governo di centrosinistra in particolare ai danni della Lega". Il tutto condito dall'annuncio di una "denuncia penale" al ministro Bianco.
Insomma, si può capire che Berlusconi sia arrivato sul Colle con il cappello, oltre che la lista, in mano. Secondo voci circolate a tarda sera infatti, il futuro premier avrebbe chiesto al capo dello stato un favore non da poco. Ovvero di rinviare l'applicazione della riforma Bassanini, quella che ha ridotto a 12 i ministeri di serie A. O quantomeno di concedere al suo governo una deroga, in modo da accontentare i suoi troppi clientes. Si spera che Ciampi gli abbia gentilmente ricordato che "la legge è uguale per tutti".
Il Manifesto 29/5/2001