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SOCIETÀ 08-06-2001

NOI E LA LOTTA ALLA POVERTÀ

Gli impegni di Veltroni
Appellandosi alla «vocazione storica» della città che lo ha eletto sindaco, Walter Veltroni ha inserito nel suo programma un obiettivo ambizioso: fare di Roma la «capitale della pace e della solidarietà internazionale». Dando dunque nuovo impulso alla cooperazione con le maggiori metropoli del pianeta, e in particolare proponendo Roma come cerniera tra l’Europa e il Mediterraneo o meglio le grandi aree di sottosviluppo che si estendono a sud del nostro Sud. In termini concreti, questo significa proporsi come mediatori e sponsor nella crociata per la lotta alla povertà, il rispetto dei diritti umani, la giustizia sociale. Non è un’impresa facile. Ci si può chiedere, ad esempio, in che modo il Campidoglio potrebbe contribuire a portare la democrazia in molti dei paesi africani o arabi, inclusi quelli miracolati dal petrolio, che non hanno un regime o un governo liberamenti scelti dal popolo. Oppure convincere la prima superpotenza mondiale, gli Stati Uniti, ad abolire la pena di morte (uno dei temi dolenti sul tappeto), accettata dai politici soprattutto perché a volerla, a grande maggioranza, sono gli americani, cioè gli elettori.
Certo bisogna provarci, e Roma ha le credenziali giuste. Basterà ricordare che alcuni nostri statisti furono tra i padri fondatori di quella che è oggi l’Unione europea, il solenne patto per porre fine ai nazionalismi e alle divisioni nel Continente: i trattati che ne sancirono la nascita vennero firmati proprio in Campidoglio, nel 1957. Roma è diventata anche la sede delle grandi organizzazioni legate alle Nazioni Unite (Fao, Ifad, Pam), che si occupano dei problemi primari dei Paesi poveri: il cibo, lo sviluppo agricolo, la salute. Secondo un rapporto appena pubblicato dall’Onu, oltre due miliardi di persone - un terzo della popolazione mondiale - vivono in stato di estrema povertà, o sono malnutrite, non hanno acqua e cure adeguate per difendersi da Aids, malaria e diarrea, i tre killer del Terzo mondo.
Cosa può fare Roma di fronte a una situazione tanto drammatica? Veltroni parla dei suoi progetti, l’istituzione di un Comitato cittadino per la solidarietà, un Centro internazionale per il monitoraggio dei diritti umani, la promozione di una conferenza mondiale ogni anno per l’abolizione della pena di morte. Tutte iniziative nobili per sensibilizzare l’opinione pubblica. Ma al sostegno morale si deve aggiungere quello pratico, finanziario, perché la fame non si combatte con le buone parole, né la pena di morte illuminando il Colosseo ogni volta che un’esecuzione viene rinviata.
Nel bilancio del Campidoglio è possibile trovare le risorse necessarie per un intervento sia pure simbolico, vista l’enormità del fenomeno? Se il sindaco Veltroni ci riuscirà, destreggiandosi fra i tanti problemi non risolti della Capitale (traffico, urbanistica, sicurezza, periferie, immigrati, eccetera), avrà la gratitudine degli eventuali beneficati e ai romani non darà l’impressione di voler fare solo una operazione politica, di immagine.

di GIUSEPPE JOSCA
Il Corriere della Sera 8/6/2001