società
  cronaca
  politica
  satira
  cultura
  TUTTE
POLITICA 19-06-2001

L’ITALIA CHE HA IN MENTE

Berlusconi chiede la fiducia al Senato: «Cambierò il paese». L’Ulivo: «Un brutto discorso»


Lasciatemi lavorare. Perché io cambierò l’Italia. Contratto alla mano, Silvio Berlusconi entra a palazzo Madama. «Dopo cinque anni l’opposizione è diventata maggioranza per decisione degli elettori - ricorda ai senatori - L’alternanza è l’ossigeno della democrazia». Gianfranco Fini sorride soddisfatto. E c’è da giurare che anche Bruno Vespa e Carlo Azeglio Ciampi siano d’accordo: l’anchorman per il colpaccio televisivo del patto con gli italiani, il capo dello Stato per il trionfo del pensiero forte bipartisan. Berlusconi vuole «chiudere i conti con la vecchia politica». Negli anni della new economy la parola d’ordine è essere più competitivi. Naturalmente con le privatizzazioni. Ma andando per gradi, per evitare di ritrovarsi di nuovo un milione di persone in piazza. Il discorso del premier incaricato fa felice anche uno scudocrociato doc come Gianni Letta. Insisti e insisti, le lezioni democristiane hanno dato i loro frutti. Certo, la scuola della parrocchia non c’è e non si può inventare di punto in bianco. Ma ci prova Berlusconi, ci prova eccome ad apparire il De Gasperi del 2000. Cambierà l’Italia, ma nel rispetto della Costituzione e cercando l’approvazione di tutti. Degli Usa e dell’Europa, della maggioranza e dell’opposizione. Si comincia con la politica estera: un governo europeista garantirà continuità con le scelte del passato esecutivo. E come nelle favole, l’appoggio all’Unione andrà a braccetto con una forte amicizia Italia-Usa, e con la lotta al debito del Terzo Mondo. Ma guai a chi sgarra: Genova non sarà Goeteborg. Alla destra di Berlusconi, Renato Ruggiero è il ritratto della serenità. «Piena legittimità» del diritto alla protesta «degli italiani e degli europei che si preparano a dimostrare». Ma «tutto deve svolgersi nella più rigorosa esclusione dell’uso della violenza», perché il governo è disposto a «stabilire una linea di comunicazione» con i contestatori. Ad un patto: «Gli estremisti devono essere isolati». Gianni Agnelli e l’ex direttore generale dell’organizzazione del commercio mondiale si lanciano un’occhiata d’intesa.
L’amico americano Il bravo statista è uno che in un giorno del genere trova il tempo per chiamare al telefono il suo ex allenatore Capello, ora scudettato con la Roma. «Bravo Fabio. Complimenti, siete stati bravissimi, eccezionali». Un omaggio dovuto, da vincente a vincente. Nell’aula di palazzo Madama, Berlusconi cerca di raccontare l’Italia che ha in mente senza spaventare chi lo ascolta. Ma intanto i suoi ministri sono già al lavoro. E sono anche meno diplomatici. «Non basta privatizzare - fa sapere Antonio Marzano - bisogna anche liberalizzare». Berlusconi non ha ancora finito di parlare quando Rocco Buttiglione conferma le intenzioni del nuovo governo. «Bloccheremo la riforma dei cicli scolastici. E poi ci daremo un tempo di riflessione di dialogo con le famiglie per decidere cosa fare». Un’occhiata al passato, al 1994. «Siamo ancora qui», ridacchia Berlusconi. Per poi avviarsi in un discorso a tutto campo. Quando parla degli italiani all’estero Mirco Tremaglia applaude a scena aperta. Quando affronta invece il tema del federalismo Umberto Bossi smette di chiacchierare di Pontida con i vicini di banco, e ascolta in silenzio. Non rimane troppo contento. Pazienza: «Il federalismo è un processo in divenire e a me da subito toccherà dare uno spintone».
L’opposizione del Prc Mentre Berlusconi conferma lo svolgimento del vertice a Genova, i senatori di Rifondazione comunista alzano dei cartelli: Buttiamo a mare il G8. La differenza fra i pochi che decidono le sorti dell’intero pianeta e chi protesta contro la globalizzazione salta agli occhi. Si può usare tutto il buonismo che si vuole, ma le cose non cambiano. Così come la modernizzazione capitalistica sta da una parte ben precisa. Per Fausto Bertinotti «il programma del governo Berlusconi aggrava le diseguaglianze, aumenta la povertà e condanna alla precarietà nuove generazioni. E’ una modernizzazione senza modernità». «Poco più di un comizio», taglia corto il leader dell’Ulivo, Francesco Rutelli. Willer Bordon, capogruppo della Margherita, fa spallucce: «Pensavo fosse finita la campagna elettorale. Ho sentito un discorso privo di impegni programmatici e di impegni di spesa». Arriva anche il giudizio «assolutamente negativo» del diessino Gavino Angius. Quella di risolvere il conflitto di interessi «è una vecchia promessa». Quanto allo stato sociale si capisce che si andrà allo «smantellamento», ma «non si capisce con che cosa lo si voglia sostituire». «Discorso generico e scontato», aggiunge Piero Fassino. Gli onorevoli ulivisti sembrano essersi messi d’accordo, il loro è un coro: «Brutto discorso». Ma guarda caso, non entrano mai nel merito. Discorso, discorso. Il governo intende rispettare i principi dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’autonomia della magistratura, ma il Parlamento ed il governo non possono non affrontare «le principali questioni riguardanti l’amministrazione della giustizia». La posizione bipartisan trova subito il plauso di Giuseppe Ajala. Da parte sua il senatore a vita Gianni Agnelli voterà la fiducia al governo Berlusconi. Lui può dormire sonni tranquilli, con Ruggiero che veglia sulle sorti della Fiat: «Il discorso di Berlusconi è più o meno come me lo aspettavo». A chi gli domanda qualcosa sull’eventualità di una manovra correttiva, l’Avvocato risponde: «Bisogna vedere com’è il buco». Dopo aver lanciato il sasso nello stagno, la banda del buco aspetta di vedere che cosa verrà a galla. Visto che la lista delle promesse agli italiani è davvero lunga: ad esempio il governo intende aumentare «rapidamente» le pensioni più basse «fino a un livello minimo di un milione di lire». In fine, il conflitto di interessi. Verrà risolto entro agosto, promette il premier incaricato. Naturalmente a modo suo. Un’ora e un quarto di intervento in aula al Senato per presentarel’Italia che ha in mente. «Non è un comizio - dice rivolto ai banchi dell’opposizione - è un piano di governo e spero che possa essere realizzato anche con il consenso dell’opposizione». Amen.
Frida Nacinovich
Liberazione 19/6/2001