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POLITICA 25-04-2001

BERLUSCONI, NUOVO NO AL CONFRONTO IN TV

Berlusconi, nuovo no al confronto in tv Rutelli: «Dovrà rispondere». Volantini con tre domande a tutti i comizi del Polo

ROMA - Il confronto tv? Il potente coordinatore di Forza Italia Claudio Scajola nel pomeriggio aveva detto, in un comizio, che «per ora» non si fa. Da Arcore gli è arrivata subito la richiesta di correggere. E così diligentemente Scajola ha fatto sapere che, per precisione, il «confronto non si fa «né ora né mai». A sentire la sua dichiarazione-correzione e quelle provenienti dal centrodestra, non sembrano esserci ragioni perché Berlusconi cambi idea, sul duello tv con Francesco Rutelli. Il sondaggista più ascoltato ad Arcore, Luigi Crespi, ha dato una giustificazione definitiva l’altroieri al Cavaliere: «L’atto di cambiare idea, di dare ragione alle richieste dell’Ulivo, sarebbe automaticamente una vittoria di Rutelli. E dunque le ragioni per cambiare idea devono essere davvero molto forti». Lo stesso Berlusconi qualche giorno fa aveva detto che soltanto in caso di distacco minimo tra i due schieramenti avrebbe usato il confronto tv come arma finale per difendersi. Ma al momento i dati dei sondaggi non indicano che la situazione sia questa. Berlusconi in questi giorni tace, anche se oggi a Torino inizierà un giro elettorale dell’Italia del Nord. Ma sono giorni difficili quelli che ha passato ad Arcore, organizzando le prossime mosse per la campagna elettorale. Le pressioni da parte dei suoi consiglieri più moderati ci sono. I timori che più di due settimane in trincea a difendersi dalle continue insistenze di Rutelli e compagni - che non fanno passare giorno senza ricordare che un confronto sui programmi non è nulla di male, anzi sarebbe persino un atto democratico - sono forti. Ieri Rutelli al Tg1 lo ha sfidato pubblicamente: «Il Cavaliere fugge all’incontro in tv per arroganza o per paura, ma io ho da fargli tre domande sul futuro dell’Italia e gliele voglio fare in tv davanti al popolo italiano». Il candidato premier del centrosinistra non lo dice, ma sta per lanciare una campagna ossessiva. Da qui all’11 maggio le tre domande (dovrebbero essere su fisco, confronto tv e conflitto d’interessi) appariranno come un tormentone su migliaia di volantini e striscioni in tutte le manifestazioni della Casa delle libertà.
A Rutelli replica Paolo Bonaiuti: «Il presidente risponde alle domande degli italiani e non a quelle del portavoce della sinistra. E certo non è pestando i piedi come un bambino che Rutelli può ottenere quello che vuole».
Il Cavaliere legge e rilegge dichiarazioni e dati. Conclusione: per ora si tiene duro. «Non vogliamo dare un vantaggio a Rutelli - spiega Pier Ferdinando Casini - Del resto neppure Tony Blair fa il confronto con il suo avversario. E poi la gente secondo me ha già deciso chi votare». Gianfranco Fini ripete la linea berlusconiana: «Il confronto noi lo facciamo con D’Alema, Rutelli è soltanto il portavoce del centrosinistra». Per dare il segno che lo scontro non è con Rutelli ma con D’Alema, Berlusconi avrebbe invece pensato di andare a Gallipoli, nel collegio dell’ex premier, per dare man forte allo sfidante Alfredo Mantovano di An: solo qualche giorno fa l’idea del Cavaliere era quella di non intervenire direttamente in quella sfida così simbolica.
Berlusconi però continua a monitorare i gusti e le speranze dei suoi elettori. Non gli è bastato però che l’altroieri Crespi gli mostrasse un sondaggio che dimostra come l’85 per cento degli intervistati è convinto che il centrodestra abbia un programma e solo il 30 la pensa così dell’Ulivo: ha dato ordine di stampare il libretto del programma proprio come ha fatto il suo avversario. Il dubbio sul dibattito tv poi è un altro. Tra i collaboratori del Cavaliere si è fatto strada un altro timore, che, proprio come accadde nel ’96, anche questa volta i candidati del
centrodestra potrebbero «trainare» meno voti di quelli che conquista il Cavaliere: in alcuni collegi marginali i problemi sembrano maggiori del previsto.

Gianna Fregonara

Corriere della Sera 25/4/2001