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CRONACA 25-04-2001

GLI AFFARI SPORCHI DI UNA CITTÀ IN MANO A COSCHE E LOGGE SEGRETE

Il vicesindaco è la moglie di Ciaccio Montalto, giudice ucciso dai boss: "Difendo io l'onore del Comune"
il retroscena

ATTILIO BOLZONI

TRAPANI - Il poliziotto esce dalla stanza del sindaco e si porta via la chiave. La perquisizione è finita, il Comune a mezzogiorno è chiuso per una retata. C'è silenzio nell'antico palazzo dove sventola lo stendardo con le cinque torri, il vessillo di Trapani. Ecco in fondo al corridoio che arriva una donna magra e con il viso segnato, gli occhi gonfi, un sorriso che è una smorfia. Si avvicina, sospira: «Sono qui a presidiare il Comune, sono qui a difendere l'onore della mia città». La donna è Marisa La Torre, vicesindaco e vedova di Giangiacomo Ciaccio Montalto, il magistrato che i boss uccisero diciotto anni fa sulle colline qui intorno a colpi di mitraglia. Comincia con «l'onore» di Trapani una lunga giornata dove uno scandalo e una mezza dozzina di arresti annunciano altri scandali e forse altre decine di arresti.
Decapitata la testa politica e quella amministrativa del Comune in una sola notte, in galera il sindaco Laudicina e il suo segretario generale, poi anche un consigliere, un funzionario, due ex assessori. Ma in tanti altri tremano qui, nella città più misteriosa della Sicilia, quella dei forzieri colmi di soldi riciclati e delle logge segrete, della mafia che è sempre nell'ombra. «Siamo infatti soltanto all'inizio dell'inchiesta sul comitato di affari che governa», fanno sapere gli investigatori.
Si è scoperta una delibera truccata, si è tirato il filo e sta saltando fuori tutto il resto: appalti pilotati, connivenze con le cosche, ras della politica che ancora comandano come ai vecchi tempi, sempre gli stessi pupari che regnano su Trapani. La vedova del magistrato, che una volta aveva simpatie a sinistra e ora è vicesindaco per An, è molto turbata. Sussurra ancora: «E' un evento luttuoso... io sto dalla parte del sindaco...».
Gli otto assessori sono seduti sui divanetti damascati, calano la testa, sembrano in trance, sbalorditi dalla sorte toccata «al sindaco galantuomo». Sono architetti, ingegneri e medici, tutti nuovi amministratori della giunta di centrodestra dopo le dimissioni in massa di quegli altri, quelli che sei mesi fa se ne erano andati «per il collega Vito Conticello», l'assessore che si era preso 5 miserabili milioni di tangente in cambio di un appalto della Nettezza urbana. Tutto filmato in diretta, tutto registrato con microspie, cinquanta banconote da 100 mila che passavano da una mano all'altra. Con l'imprenditore che quasi chiedeva scusa: «Vito mio, abbiamo raccolto solo questi...» E Vito che rispondeva: «Non ti preoccupare, però fammi fare bella figura con l'immondizia eh!...». Appalto concesso, arresto in flagranza di reato, poi l'assessore che ha cominciato a cantare come un uccellino. E le indagini che hanno subito puntato sul Municipio, proprio davanti il mare gonfio di vento che sbatte sulla scogliera.
Il Comune sottosopra. Come non accadeva da tantissimi anni. Da quando avevano ucciso il povero Mauro Rostagno che attaccava i notabili e da quando - ancora prima - un sindaco che si chiamava Erasmo Garuccio ebbe perfino il coraggio di dire «che la mafia a Trapani non esiste». Sembra passato un secolo da allora. E invece non è passato neanche un giorno.
Comanda sempre lui qui nella città che si allunga quasi dentro il mare, comanda sempre lo «zio Ciccio». Da 20 anni è onorevole, deputato all'Assemblea regionale dal 1981. Da 20 anni è il padrone di Trapani Francesco «Ciccio» Canino, ex sindacalista Cisl, ex boss della Dc, ex assessore a Palermo, indagato di mafia ed esponente trapanese del Ccd. Nel 1999 lo arrestarono per le sue frequentazioni con gli uomini d'onore, in questi mesi è in attesa di proscioglimento o di rinvio a giudizio. Nel 2000 ammise di avere intascato una mazzetta di 50 milioni, oggi è sotto inchiesta per la delibera truccata degli asili nido. E intanto allunga come sempre le mani sulla città che considera cosa sua.
Se ne va in giro con autista su una berlina tipo presidenziale, distribuisce incarichi, ordina, tratta alcuni assessori come suoi maggiordomi. E' ancora il capo dei capi della politica trapanese lo «zio Ciccio». Anche Vito Conticello che ufficialmente stava in Forza Italia, era al suo servizio. Anche tanti altri piccoli e grandi politicanti di vari partiti rispondono sempre a lui. Ha confessato l'ex assessore comunale alla pubblica istruzione Giacomo Candela: «Io, come altri, avevo giurato fedeltà eterna all'onorevole Canino...».
Un paio di mesi fa lo «zio Ciccio» si è sfogato con i giornalisti de «La Sicilia»: «Basta con la politica, voglio pensare ai miei nipotini, d'ora in poi guarderò i miei avversari dalla finestra». E poi ha annunciato: «Mi servirò di investigatori privati per smascherare tutti coloro che mi hanno calunniato». Chiacchiere di un capo che cominciava a sentirsi troppo il fiato sul collo di poliziotti e magistrati di mezza Sicilia.

La Repubblica 25/4/2001