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CRONACA 25-04-2001

IL POLO CANTA VITTORIA

TERRORISMO La destra esulta: "Berlusconi aveva ragione"
A. CO.



Piove sul bagnato. Piovono volantini, pallottole recapitate a casa, stelle a cinque punte. E la polemica innescata da Silvio Berlusconi con la denuncia delle minacce a suo carico divampa di nuovo. Il gran capo tace, ma al suo posto parla Gianfranco Fini. Mette in un solo mazzo tutto: i volantini, gli assassini di D'Antona ancora in libertà, la tragica autobomba di Roma, le contestazioni subìte da Alessandra Mussolini a Napoli. "Voglio vedere - conclude il presidente di An - come si mette adesso il ministro Bianco, che quando Berlusconi ha denunciato un clima di intolleranza ha irriso la sua denuncia". Lo stesso motivo suonano il Pier Casini e Beppe Pisanu: "Re Silvio aveva ragione, chi ha sottovalutato la sua denuncia sbagliava di grosso". Il capogruppo del Ccd Giovanardi va anche oltre. Addebita secco alla "campagna di odio contro Berlusconi cavalcata dalla sinistra", la "corresponsabilità di una nuova rinascita del terrorismo".
L'esperienza insegna che chiedersi "a chi giova?", e di qui dedurre la reale identità dei gruppi terroristi, è sempre un pessimo modo di procedere. Ma, per quanto veraci possano essere i mittenti dei documenti di rivendicazione spediti ieri da Roma in varie parti d'Italia, resta il fatto che a giovarsene è la destra. Messa all'angolo dalla clamorosa gaffe del suo capo a proposito dell'omicidio D'Antona, la Casa delle Libertà è ben felice di poter cogliere una simile occasione. Non lo avevamo detto noi che tirava un'ariaccia?
Come in una sinistra partita di ping pong, stavolta è il centrosinistra a dover rigettare sugli avversari l'accusa, a dover strillare a voce altrettanto alta parole quasi identiche. Clemente Mastella fino a non molto tempo fa di Giovanardi era compagno di partito, e forse per questo segue un modello di ragionamento identico, ma rovesciandone il segno. Sono state "le stupefacenti dichiarazioni di Berlusconi sul delitto D'Antona a risvegliare la mala pianta del terrorismo". Mastella aggiunge l'invito a una reazione compatta, tutti uniti per "respingere l'attacco del terrorismo allo stato", secondo il modello dei tardi anni '70.
Quel che Mastella dice a chiare lettere, il capo dei senatori ds Gavino Angius lo lascia intendere in una dichiarazione a dir poco molto tesa: "Non è possibile andare avanti con una campagna di odio contro le forze di sinistra e democratiche. Così si rischia di mettere a repentaglio le istituzioni democratiche".
La necessità di "far quadrato" (come da definizione di Fabio Mussi) campeggia un po' in tutte le dichiarazioni dei leader ulivisti. Una serie di lettere in posta prioritaria, per quanto rappresentino un segnale minaccioso, non sembrano però una minaccia tale per le istituzioni che ressero al sequestro Moro. E anche se lo fossero probabilmente il centrodestra correrrebe il rischio, almeno a tre settimane da elezioni che per Silvio Berlusconi sono davvero la prova decisiva. Lo scontro non sembra dunque destinato ad attenuarsi, rinfocolato ulteriormente dalle sibilline dichiarazioni di Rocco Buttiglione sull'omicidio D'Antona, quell'accenno non meglio chiarito a "zone d'ombra", che spinge Walter Veltroni, nella dichiarazione probabilmente più pacata e ragionevole della giornata, a chiedere di sottrarre "cose serie come la morte dalla propaganda elettorale".
Il peggio è che, chiunque vinca la sfida elettorale, la polemica di questi giorni, la sfida sul fantasma del terrorismo, sta già producendo i suoi effetti perversi. Come il decreto legge approvato ieri dal senato che porta da 18 a 24 mesi la custodia cautelare per i sospetti terroristi. Le emergenze cominciano così
Il Manifesto 25/4/2001